E se rendessimo la consuetudine dei regali di Natale, un’esperienza dal doppio, triplo valore? Ad esempio scegliendo i prodotti della terra, di uno specifico territorio: sarebbe come offrire un poco di anima dei luoghi, sopravvisuta alle mode, ai ghiribizzi della storia. Sarebbe come condividere un’idea del vivere slow, in sintonia con la natura, un gesto di attenzione per l’ambiente, per le persone che lavorano, per noi stessi che impiegheremmo tempo di qualità andando a trovare i produttori, chiacchierando e imparando da loro, trasformando “la corsa agli acquisti” in affollati centri commerciali in un piacevole viandare per le colline.
Suggeriamo:

Si alza ogni anno di più l’asticella della qualità dei vini dell’Oltrepò Pavese. Raffinati Spumanti, eleganti Pinot Nero, fragranti Riesling, evocativi Buttafuoco, senza tralasciare i Bonarda, i Moscato, i Sangue di Giuda, qualche chicca autoctona salvata dall’oblio…
La peculiarità del salame di Varzi DOP è presto detta: per ottenerlo buono e unico così com’è, si utilizzano tutte le parti del maiale, anche quelle “nobili” che altrove diventano coppe o prosciutti. Un prodotto di grande qualità con tanta storia da ascoltare e da raccontare.


Cremona e Voghera si contendono la paternità di questa leccornia legata al periodo invernale (ottima con i bolliti!) di antichissima tradizione ma il documento più antico nel quale è menzionata, parla di Voghera. Si tratta di una lettera, datata 1397, scritta dal duca Gian Galeazzo Visconti al podestà di Voghera con la quale chiedeva uno “zebro grande de mostarda de fructa cum la sanavra” (la sanavra è la senape).
Zafferano in pistilli, prezioso. Ma anche in preparati per risotti fantasiosi predosati, in miele, biscotti, liquori, composte, confetture, schiacciatine, grissini, caramelle: la creatività dei produttori si è sbizzarrita per proporre in modi diversi le circa 150 sostanze aromatiche volatili di uno degli alimenti più ricchi di carotenoidi, apprezzato per le molteplici virtù salutari.


Olio di oliva
È di recente svolgimento un interessante convegno sull’olivicoltura in Oltrepò, tenotosi all’istituto di agraria Gallini di Voghera.
Una realtà che vanta non meno di 80 ettari coltivati a ulivo con prospettiva di crescita. In alcune zone si tratta di un ritorno, il dipartimento di scienze della terra e dell’ambiente dell’Università di Pavia ha datato una pianta vecchia di 500 anni. In altre zone, complice l’innalzamento delle temperature si sono avviati impianti. L’olio prodotto è valutato di alta qualità.
Formaggi
L’Oltrepò è scrigno di preziosi formaggi, molti artigianali, altri che potremmo definire “di fattoria”, secondo la distinzione che vuole questi ultimi prodotti esclusivamente con il latte dell’azienda. Dall’iconica Stafforella del caseificio di Rivanazzano, al Pizzocorno, alla Molana del Brallo, al Montagnino di San Ponzo, ai caprini dei Gratèr o del Boscasso, i formaggi ripercorrono la geografia dell’Oltrepò, sottolineando un’attitudine casearea antica.


Da Varzi a Godiasco, a Ponte Nizza, a Borgo Priolo, a Colli Verdi, Fortunago, Borgoratto, fino alla piana di Pancarana, quasi a limitare il Po. La coltivazione della lavanda in queste zone è ormai consolidata da circa un ventennio. E la si può aggiungere nel cesto natalizio, sotto forma dei tradizionali sacchetti profumatori per armadi, di creme, prodotti per la cura del corpo, oli essenziali, prodotti per la casa.
Uova, burro, zucchero, farina e fecola di patate, più qualche accorgimento segreto, fanno della sabiosa di Romagnese un dolce simbolico dal 1957. La produce ancora il Panificio Provendola e, davvero, vale il viaggio.


Cioccolato
Anche nel cesto dell’Oltrepò non può mancare il cioccolato. Lo trovate, etico e buonissimo, a Borgo Priolo dove, dal 2011, lo produce Pura Delizia da sei monorigini di cacao di piccoli produttori nel mondo che visitano personalmente anche per verificare le condizioni di lavoro dei contadini e l’assenza di lavoro minorile.
A Rivanazzano, Oltreciocc garantisce altrettante attenzione e fantasia nella creazione di cremini, praline, tavolette, cioccolatini.

Ovunque la zona è conosciuta come miniera di preziosi tartufi: già nel 1831, nella celeberrima “Monographia Tuberacearum”, il prof. Carlo Vittadini (1800 – 1865), i cui studi portarono da 3 a 57 le specie di tartufi conosciuti, citava, tra le stazioni di ritrovamento, soprattutto le pianure e le colline dell’Oltrepò Pavese. Qui si trovano tutte le specie di tartufi ammesse al consumo e, soprattutto, il pregiatissimo “Tuber Magnatum Pico” (tartufo bianco) che si può rinvenire dal Po fino all’altitudine di 400 metri e che matura da ottobre fino a tutto dicembre (in zone riparate dal gelo si può trovare anche in gennaio) e, più diffuso, il nero “Tuber Aestivum Vittadini” , rinvenibile a quote più alte, precisamente su tutti i territori che fiancheggiano il corso dello Staffora, fino all’Alta Valle Staffora, nei mesi da novembre a marzo.