Poggio Rebasti, con i suoi 250 metri sul livello del mare, sovrasta Montescano, gode di una veduta che si dilata a 360 gradi sui colli e i paesi vicini della Valle Versa e, a nord, domina l’estensione della pianura fino alla corona cilestrina delle Alpi. Gode, soprattutto di terreni la cui morfologia è gradita alla vite: collina ben assolata, pendii ben esposti, ventilati e asciutti.
Caratteristiche indubbiamente note a Pietro Rebasti che, verso la fine del 1800, si era stabilito qui con l’intenzione di produrre uve di ottima qualità. Ermanno e la figlia Cristina rappresentano la quarta e la quinta generazione di vignaioli attivi sul poggio che porta il loro nome, il nome degli avi: qualcosa di più che essere vignaioli in qualsiasi altra parte del mondo. Il nome Poggio Rebasti non è scindibile da quel gioiello che l’Oltrepò Pavese produce e che risponde all’appellativo di Buttafuoco. Croatina, Barbera, Uva Rara e Ughetta di Canneto (o Vespolina) convivono nella vigna Pitturina e, pressate insieme, diventano il cru di Buttafuoco Storico Vigna Pitturina. Poggio Rebasti fa parte del sodalizio Buttafuoco Storico, dagli esordi del 1996.
Terra di rossi, Poggio Rebasti, annovera solo 4 etichette: oltre al Buttafuoco Storico, l’omonimo Bonarda in versione ferma La Pitturina, un Barbera e un Pinot Nero vinificato in bianco. Ovvero, la tradizione antichissima dell’Oltrepò Pavese in bottiglia.
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