Tra le feste di carnevale più rinomate e originali di Lombardia, troviamo quella di Cegni, piccolo borgo della Valle Staffora, nel comune di Santa Margherita, posto a 800 metri sulle pendici del Monte Boglelio. Un agglomerato di case in pietra che, di per sé, merita il viaggio per chi ama respirare le atmosfere del tempo che fu.
Molto si deve ai discendenti degli antichi abitanti che, pur vivendo altrove, hanno mantenuto uno stretto legame con il paesino dei nonni e dell’infanzia, riproponendo le tradizioni antichissime di cui gli strumenti musicali (il piffero), i balli (Monferrina e Giga), l’artigianato (falegnameria) e la festa di carnevale, rappresentano tasselli preziosi della vita sociale del luogo.
La festa in maschera, che narra il grottesco matrimonio tra il Brutto e la Povera Donna, va in scena due volte all’anno, il sabato di carnevale, in febbraio-marzo, e il 16 agosto, data, questa, decisa per consentire alla popolazione estiva (tripla rispetto a quella invernale) di parteciparvi.
Quest’anno, la prima rappresentazione sarà sabato 10 febbraio, palcoscenico, come sempre, saranno i vicoli e le aie di Cegni, protagonisti la Povera Donna, infagottata in abiti miseri che non mancano di un grembiule, uno scialle colorato e un fazzoletto in testa, il Brutto, vestito con colori sgargianti, fiocchi e cappello pacchiani, parodia della ricchezza, i Secondi Brutti, genitori della sposa altrettanto abbigliati umilmente e che portano in dono una gallina, i Terzi Brutti, genitori dello sposo, gli Arlecchini, i testimoni, e tutta la popolazione a fare da corteo al suono del piffero di Stefano Valla e della fisarmonica di Daniele Scurati.
La storia affonda le radici in tempi antichissimi e, nell’allegoria dei personaggi e della trama della vicenda, si leggono tutti i simboli storicamente legati al carnevale: la derisione del brutto, lo sberleffo alla ricchezza che è anche irrisione del potere, la licenziosità, lo scherno, e, più in profondità, la possibile e necessaria rinascita.
La cerimonia, che prende l’avvio con il corteo nuziale, dopo i momenti della contrattazione del valore della donna (povera, ma bella e con il cuore impegnato) e della benedizione del prete, culmina nel Ballo della Povera Donna nei suoi tre momenti (Inseguimento, Corteggiamento, Balletto) allusivi degli antichi riti di morte e resurrezione.
La festa inizia alle 16 in paese e può continuare fino a notte inoltrata nel centro polifunzionale dove è possibile cenare (non è necessaria la prenotazione) e partecipare alle danze sulle note delle musiche tradizionali del prestigioso duo Valla-Scurati.