24 giugno. Due passi a San Giovanni di Godiasco

24 Giugno 2025

Non è un luogo tra i più gettonati e in questo sta il suo fascino. Alla frazione San Giovanni di Godiasco ci arrivi da una bella strada che, dalla statale del Penice, sale rapidamente, aprendo scenari non previsti. Serpeggia dolcemente lambendo qualche vigneto, un sorprendente noceto, meli e peri, confermando di trovarci nella generosa Valle Staffora, non culla di vino ma di frutti.

Non è un luogo dove andare a cercare emozioni forti, visioni da sballo, storia dell’arte in multicolor e multi stile. È, semmai, un posto dove trovare serenità, dove approfondire argomenti, con sé stessi e con la natura, con il passato, dove trovare connessioni tra le stagioni, tra le pieghe della storia.
Il piccolo borgo è ordinato, di seconde case che aspettano di spalancare gli occhi sui weekend, di stradette e vicoli, e piazzetta, che portano i nomi di partigiani e del vecchio parroco d’inizio Novecento, definito dall’insegna narrativa “severo e generoso”.

A spingerci fin quassù, la mattina del 24 giugno, è stata forse l’aspettativa di trovare la bella chiesa parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista, aperta. Si tratta di un edificio di fattura tardoromanica di cui si trova traccia già nel 1145, confermato all’abbazia di Sant’Alberto di Butrio.
Non era aperta e non abbiamo potuto visitarne gli interni ma, nondimeno, abbiamo apprezzato il campanile tra le fronde degli alberi secolari e l’atmosfera pacifica del contesto che, più di un sermone, parla alla coscienza di bellezza e di armonia.