Arena Po, sul fiume verso il mare

Arena Pò imbarcazione
20 Maggio 2025

Tornare ad Arena Po o andarci per la prima volta, da quando ospita il MAAPO (Museo Arte Ambiente Arena Po), è un’esperienza che ha tutte le connotazioni del viaggio. Soprattutto si entra in sintonia con il potere dell’arte che, nello specifico, ha avuto la capacità, tramite l’ideatore Gaetano Grillo e i numerosi autori, di strappare dall’oblio un paese che, da lento, com’è nella sua natura, negli ultimi decenni si era trasformato in sonnolento.

Ma attenzione: l’operazione fatta non è stata di maquillage, semmai di chirurgia. Con il bisturi si è incisa la crosta del tempo, fino a farne riemergere l’anima. Un’anima dolente, è vero. Così non sarebbe se non fosse adagiato sulla riva del Po. Un’anima che da sempre si strugge per il suo destino legato allo scorrere delle acque come quello delle stagioni, inesorabile e difficile.

Se illuminante e piacevole, è percorrere il camminamento lungo la lanca, seguendo e intuendo il percorso scandito dalle opere esposte, è anche vero che occorrerebbe soffermarsi su ognuna per un poco, magari ritornare a rivederla, per carpirne il messaggio, la profondità, il guizzo d’artista. Bando alla bulimia da visita ai musei, quello di Arena Po, che è un tutt’uno con il villaggio, con la sua storia, con il sentimento della natura e quello degli uomini, richiede una predisposizione lenta, l’occhio indagatore, l’empatia attivata.

Allora può succedere di emozionarsi, davanti alla granitica Donna con bambino, scultura di Alik Cavaliere, del 1949 in pietra di Verona, voluta lì, in quella posizione enigmatica di sguardo attonito verso l’argine. Si dice fosse stata scelta perché molto rappresentativa del sentimento contradditorio che ha da sempre legato la gente di Arena al Po. E se prima lo subiva per le frequenti inondazioni, dopo la costruzione del ciglione che ne nasconde la vista, ne sentiva l’assenza, se ne sentiva orfana, perché se sei nata gente del fiume, le appartieni e ti appartiene, in un legame a doppio filo.

I rimandi all’acqua di fiume sono diversi: A filo di Po, ad esempio, di Nicola Salvatore, in ferro e acciaio, del 2018, opera tra l’immaginifico, il fiabesco e la crudezza realistica di un cetaceo che, a causa dell’inquinamento, perde l’orientamento e, dall’Adriatico, si ritrova a nuotare a ritroso nel Grande Fiume. Una denuncia, si, di quanto l’umana dissennatezza di plastiche, fognature e navigazioni, danneggino i mari e le sue creature, ma anche un accenno a quel legame tra queste terre e il Mediterraneo, verso cui il fiume scorre e anche i popoli, alimentando una certa idea di pensiero libero.

All’inizio di via al Po, uno degli ultimi lavori della collezione, presentati nel mese di maggio 2025 in occasione di ArenaripArte, è l’opera murale Contaminazioni di Adele Prosdocimi che, alla sua maniera, accosta idee di mondi diversi, questa volta varie forme bianche sui toni del blu difficili da definire, sfumati dall’Oltremare al Prussia, al Ceruleo, al Savoia, al Fiordaliso, al Celeste, a raccontare di onde acquatiche o forse sonore, di anime e umanità in viaggio, di culture che si mescolano, di civiltà fluida quale è la nostra. Un’opera murale il cui contenuto strizza l’occhio ai murales con sempre troppe cose da dire per popoli che non sono muti come là dove i muri sono puliti (#muripulitipopolimuti è un hashtag molto utilizzato dalla tribù dei social). Un supporto che la Prosdocimi dice di apprezzare molto in questo periodo della sua arte, perché già esistente, non abbatte alberi, non tesse tessuti, non crea altro materiale che ci sommerge.

E se alzi lo sguardo, in fondo alla via, ecco comparire, come una visione, tra le fronde dei pioppi e il verde degli arbusti, il ferro di prua di una gondola. E la gondola c’è, arrivata dal mare come il cetaceo, carica di detriti raccolti nei fondali della laguna veneziana e dipinti di blu Klein da Marco Nereo Rotelli per questa installazione dal chiaro titolo Blue Clean Water. È parte di un lavoro già esposto al museo storico navale della Marina Militare di Venezia, a Milano nel FuoriSalone e al Porto Antico di Genova dove si avvaleva di versi di Montale intarsiati sul tappeto su cui poggiava e di una suggestiva installazione video. Ora è approdata ad Arena, con il suo carico di significati, come le altre 27 espressioni artistiche, a mescolare bellezza con la ragione.

Mirella Vilardi

Il museo diffuso è accessibile da vie pubbliche e visitabile gratuitamente.
Si può organizzare una visita guidata telefonando al n. 0385.270005