È così vasto, l’Oltrepò, e così vario: dall’atmosfera fluida, di fiume, della pianura, con gli immancabili pioppeti, gli sterminati campi di cereali e ortaggi, passando per le suggestioni delle vigne e delle vedute di collina, ci si ritrova, tornante dopo tornante, alle cime del monte Lesima (1724 m), del Chiappo (1700 m) o di Colletta (1494 m), in un mutare di impressioni, cultura, tradizioni, che rappresentano il variegato mondo di questa regione. Tante curiosità, architetture, emergenze naturali, persone e personaggi, possono rappresentare soste interessanti in un ipotetico vagare tra questi paesaggi.

Visita all’abbazia affrescata
Sulle alture di Ponte Nizza, in Valle Staffora, merita una sosta l’abbazia di S. Alberto di Butrio, fondata da un monaco omonimo e nota fin dal 1074. Immerso in estesi boschi di castagni, il complesso monumentale, sovrastato da una torre quadrata, è costituito da tre edifici religiosi (le chiese di Santa Maria Genitrice, di Sant’Antonio e di Sant’Alberto), sorti in epoche diverse, e da un piccolo chiostro con capitelli.
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Di notevole interesse è il ciclo pittorico che decora l’interno delle chiese, raffigurante i santi eremiti, i profeti, i simboli degli evangelisti, e varie scene tratte dalla vita dei santi, non ultimo il miracolo di Sant’Alberto che, alla mensa di Papa Alessandro II, converte l’acqua in vino. Si tratta di opere votive omogenee, eseguite con rapidità (da giugno a settembre 1484) da una bottega artigianale che possedeva un’indiscussa perizia nella tecnica dell’affresco. É aperta tutti i giorni dalle 7 alle 20.

Pranzo in Terrazza
Immancabile un pranzo o una cena sulla terrazza più panoramica della vallata. Il Ristorante ll Belvedere – La Terrazza di Nazzano, offre, dalla primavera all’autunno, la possibilità di momenti conviviali ai quali il paesaggio partecipa, sempre, ospite d’onore.
La cucina è semplice e della tradizione. La simpatica gestione familiare vede in Stefano un anfitrione sensibile e coinvolgente

Visita al Borgo di Varzi
Portici in doppia fila, a livelli differenti, caratterizzano tutto il borgo di Varzi, raccontando di quando, tra il XIV e XVI secolo, la loro costruzione fu funzionale all’avvento del mercato più importante della regione.
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La loro utilità era di protezione per le carovane di muli e mercanzie giunte a Varzi per commerciare dal Levante ligure. Qui si vendevano animali da cortile, uova e formaggi, portati anche dai contadini scesi dai villaggi delle valli Staffora, Tidone, Curone e Trebbia, mentre gli animali venivano sistemati in piazza della Fiera. E proprio da questa piazza è bene che parta il giro di conoscenza dell’antico borgo. Si arriva in via Roma, dove sono i portici più recenti (XVIII e XIX secolo) e da lì, ci s’intrufola in un dedalo di viuzze di medievale risonanza: via della Piazzola, via Dietro le Mura, Contrada della Maiolica, passando sotto autentici tunnel urbani. Tutto, a Varzi, rimanda alla sua storia di centro commerciale, ma sono anche numerose le testimonianze architettoniche che valgono una visita accurata.

Visita al castello di Zavattarello
È uno delle poche dimore storiche visitabili in Oltrepò che, pure, ne vanta numerose tutt’ora residenze private. Così come lo si vede oggi è frutto di lunghi lavori di restauro, durati circa vent’anni, che dapprima riguardavano principalmente l’esterno della rocca e che, nel 1998, divennero più massicci, atti a restituire il volto seducente del luogo.
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Alla funesta notte del 1944 in cui i tedeschi, impegnati nella zona in un rastrellamento anti-partigiano, lo incendiarono, resistettero soltanto le pietre. Bruciarono la biblioteca, la quadreria, gli impalchi lignei, i pavimenti, i soffitti, gli intonaci affrescati. Resistettero soltanto le pietre, millenarie, la roccia tagliata e scavata a gradoni su cui poggiano il piano e le fondamenta, la sobria linearità del maschio, a raccontare la funzione prettamente di difesa, la resistenza nei secoli alle forme di offesa più irruenti. Resistettero le ruvide pietre a precipizio Resistettero le ruvide pietre a precipizio sulle segrete stradine che collegavano il borgo alla rocca: in caso d’assedio tutta la popolazione vi avrebbe trovato rifugio. Resistettero le pietre del cortiletto interno che, ancora oggi, elegante e sobrio, nella sua imponenza, racconta, coi lastroni della pavimentazioni originali, poggiati direttamente sulla roccia, con gli stemmi e le lapidi, i momenti salienti della proprietà, i matrimoni che hanno fuso gli stemmi nobiliari. Varcando oggi il portone blindato (antincendio e anticolpi d’ariete), raggiungibile dal ponte che un tempo fu levatoio, è possibile, dunque, ritrovare, in questo maniero di cui si hanno notizie prima dell’anno 1000, gli espressivi elementi d’architettura medievale e il carattere austero di muri, dei cortili e dei camminamenti di ronda. Le stanze ristrutturate, dignitosi contenitori d’eventi culturali, mostre, convegni, banchetti, ritrovi, ospitano una collezione di arte contemporanea permanente.
Aperto sabato, domenica e nei giorni festivi, dalle 11 alle 19

Passeggiata tra fiori e farfalle al Belvedere di Montalto Pavese
Belvedere, Costa del Vento, indicano lo stesso punto nell’Oltrepò centrale, sul tetto di Montalto Pavese. Viene da sè che da qui il panorama è vasto, a 360°, e che correnti più o meno intense vi abitino costantemente, in ogni ora del giorno e in ogni periodo dell’anno.
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Per questa sua caratteristica, è scelto come palestra per il volo in deltaplano ma anche da tanti avventori che vi stendono tovaglie per i pic nic, che vi attendono il tramonto o che vanno a vedere le stelle, magari seduti sulla panchina gigante di colore giallo, la numero 161. Da qui partono, e ritornano, diversi sentieri, ne suggeriamo uno ad anello, della lunghezza di circa 10 km che consente soste a cantine.
Ci si incammina sul sentiero 201 diretto al Lago Trebecco. Lo si abbandona, dopo aver attraversato boschi e radure, in mezzo a molte farfalle di ogni foggia e sempre con vedute mozzafiato, all’altezza della Cascina Tavernetto. Qui si svolta a sinistra e si scende verso il fondo valle su un’ordinata carrareccia tra i vigneti della Tenuta Conte Vistarino. Si passa davanti all’omonima cantina di nuovissima concezione, interessante da visitare e degustare, alla storica Villa Fornace con il suo parco secolare e, dopo qualche centinaio di metri, si svolta ancora a sinistra per risalire verso il punto di partenza. Il panorama cambia continuamente così come le colture che, pur essendo prevalentemente a vigna, sfumano in campi e pascoli. Si lambisce la cantina La Piotta dove è obbligatoria un’altra sosta e, dopo poco più di un km, il giro si conclude.

Il Santuario della Passione di Torricella Verzate
Torricella Verzate è un piccolo centro che, insieme a Corvino San Quirico, Mornico Losana e Oliva Gessi, partecipa all’Unione dei Comuni dell’Oltrepò Centrale e che, a ragione è definito “città d’arte” per il Santuario della Passione, del 1764.
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Come ogni Sacro Monte presenta la scala santa: consta di 28 gradini da percorrere in ginocchio, se si vuole ottenere l’indulgenza plenaria concessa da Papa Pio IX nel 1877. Sull’ampio piazzale antistante, quattordici cappelle del 1781, contenenti 52 statue a grandezza naturale, rappresentano le stazioni della Via Crucis.
Il santuario è aperto la domenica dalle 17 alle 18
Informazioni: Tel. 0383 876170

La Coccolazione della domenica a Cascina Pizzone
Nel parco, sotto l’esedra, nella luce del giorno di festa o, se si vuole, nella grande sala al primo piano della struttura agrituristica, Tenuta Pizzone allarga la proposta della colazione della domenica anche a chi non soggiorna nelle camere. Dalle 9 alle 11, attende un ricco buffet con golosità dolci e salate, preparate in famiglia. Fragranti brioches, torte fatte in casa, marmellate artigianali, formaggi locali, salumi e pane fresco, insieme a una selezione di piatti cucinati al momento, nell’ambiente raffinato e molto curato, rappresentano un inizio di giornata con il piede giusto.

Il Parco Le Folaghe Oasi di Casei Gerola
A poche centinaia di metri dal casello autostradale sulla Milano-Genova, prima di iniziare o per concludere una gita in Oltrepò, può essere sorprendente una lenta passeggiata al Parco Le Folaghe.
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Si tratta di un ambiente tutelato, nato dalla riconversione di cave d’argilla utilizzata dalle fornaci della zona.
Le Folaghe sono uccelli acquatici di colore nero: si distinguono per la tipica macchia bianca sulla fronte (scudo) che riprende il colore chiaro del becco. Il loro habitat ideale è in stagni calmi, terreni umidi e acque che scorrono lentamente, con molte piante acquatiche e canne palustri. Sono una specie da tutelare e, per la presenza autoctona in zona, rappresentano la presenza più numerosa nel parco di Casei Gerola, tanto da essere state scelte come simbolo e nome.
Il parco, istituito nel 1999, si estende su circa 70 ettari ed è gestito dal Comune di Casei Gerola (è un PLIS: Parco Locale di Interesse Sovracomunale). I tre laghetti, ottenuti dalle tre cave più profonde, allagate da acqua di falda, sono ricettacolo di molti uccelli acquatici, oltre alle folaghe: tuffetti, germani, marzaioli, aironi rossi, mestoloni, tarabusini… tanto che l’attività più gettonata è il birdwatching al quale è dedicata una piccola costruzione in legno che consente di appostarsi senza disturbare. Ma il sito vale il viaggio anche per imparare a riconoscere alberi e arbusti (pannelli esplicativi descrivono le presenze in ogni diversa area) e, ovviamente, per godere di momenti di relax in una natura ricostruita ma non troppo, che ha saputo riprendersi i propri spazi con l’eleganza e la caparbietà che le sono proprie.

MAC – Museo Archeologico di Casteggio
Si trova nel Palazzo Certosa Cantù che già da sé merita una sbirciatina: è un edificio della fine del 1600, legato ai monaci della Certosa di Pavia che lo costruirono trasformandolo in ricovero di un’azienda dedita, anche, alla produzione del vino.
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Il Mac è nato nel 1974 e da allora è andato arricchendosi di nuovi reperti, frutto anche di recenti scavi condotti dalla facoltà di archeologia dell’università di Pavia, che consentono la ricostruzione di tutta la storia del territorio dal Neolitico (IV millennio a.C.) all’età rinascimentale. Nella sezione paleontologica sono esposti fossili restituiti dalle arenarie del Monte Vallassa e dalle ghiaie del Po che rimandano a prima della comparsa dell’uomo.
Tuttavia, il periodo maggiormente testimoniato è l’epoca romana che aveva portato alla nascita di Clastidium, l’attuale Casteggio. Di quel tempo sono rinvenuti numerosi oggetti tra i corredi funebri delle tante tombe emerse. Interessanti le testimonianze inerenti l’epoca tardo-antica, alcune rinvenute durante gli scavi recenti nelle campagne tra Salice e Rivanazzano Terme, nondimeno le ceramiche invetriate e i preziosissimi vetri d’epoca medievale e rinascimentale rinvenuti a Voghera e Stradella.
Un luogo per professionisti, storici, appassionati, ma anche per i bambini ai quali il Mac si rivolge sempre con un occhio di riguardo, organizzando, apposta per loro, visita guidate, laboratori ed altro. Viene da sé che basteranno i numerosi denti di squalo, i resti dei grandi mammiferi vertebrati esposti, a incuriosire e affascinare le vivaci menti ancora in erba.

Osservatorio astronomico di Ca’ del Monte
Inaugurata nel 2008, è una struttura che si avvale di strumentazioni scientifiche di alto livello, di un planetario con l’innovativo sistema di proiezione digitale, di binocoli giganti e telescopi a disposizione dei fruitori nello spazio antistante e di un anfiteatro che può ospitare fino a 200 persone, palcoscenico di eventi astronomici e culturali di vario tipo (rappresentazioni teatrali, conferenze, concerti, degustazioni di vino).
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Soprattutto, si avvale del cielo dell’Oltrepò Pavese, uno dei meglio “scrutabili” in Europa per la quasi totale assenza di inquinamento luminoso.
Oltre alla didattica in osservatorio, nelle stagioni buone, gli astrofili e astronomi responsabili, organizzano interessanti uscite che chiamano astro trekking, indirizzate a coniugare il territorio sotto diversi aspetti. La terra e il cielo – eventi speciali, accompagnano gli avventori a camminate sul far della sera, per carpire i segreti dei boschi, per conoscere la vita di animali notturni e riconoscerne le tracce, attraverso scenari di calanchi, castagneti e radure. Al calare del sole, si approda su una terrazza naturale dove, attraverso un telescopio, è possibile individuare il pianeta più vicino o la costellazione più nitida del periodo.
Per informazioni e prenotazioni:
email: osservatorio@osservatoriocadelmonte.it
Tel: 3277672984 oppure 3272507821