La cena delle sette cene

10 Dicembre 2024

Lâ senâ di sèt sén

Nel 2012, la cena delle sette cene, recuperata dall’impavida ricercatrice culinaria Piera Spalla Selvatico, nel suo ristorante, ha ottenuto la De.co. dal Comune di Rivanazzano, diventando appuntamento irrinunciabile, senso di appartenenza a una comunità.

Nella cultura contadina oltrepadana, era la cena dell’antivigilia di Natale che precedeva il digiuno della vigilia. Rigorosamente di magro, almeno nella versione della Valle Staffora perché pare che, in Valle Versa, il menu concedesse qualche salume (o forse è una licenza della moderna, sempre più laica interpretazione?), sette erano le portate che componevano il menu, come i peccati capitali, i giorni della creazione, le ore di luce in inverno, le note musicali, le virtù teologali, i doni dello Spirito Santo, i sacramenti, i colori dell’arcobaleno, le piaghe d’Egitto, i Samurai… E, ancora, dal dialetto di queste parti, südà sèt câmìs (sudare sette camicie) e vès sémpâr int’âl câmp di sèt pèrti (essere sempre nel campo delle sette pertiche, che si dice di una situazione senza via d’uscita.

Ogni elemento era considerato strumento terapeutico valido per tutto l’anno; tutto era magico e significativo, in un intreccio di simbologie pagane.

Gli ingredienti erano quelli poveri della cucina contadina, presenti in ogni casa ma che, mescolati
per l’occorrenza, accostati tra loro, assurgevano, nella magia dei giorni, a simbolo, tra il sacro e il
profano:

Alle ore 20 del 23 dicembre, al Ristorante Selvatico, si ripete il rito, ormai diventato tradizione nella tradizione, che da oltre 40 anni riunisce amici e conoscenti, quasi sempre gli stessi, a volte manca qualcuno, e tutti a chiedersi come mai, a volte arrivano altri ed è sorpresa gioiosa.

Questo il menu:

Mirella Vilardi