È la porta della valle Staffora, Rivanazzano, caratteristica località termale, presso il torrente Staffora a 7 km a sud di Voghera (raggiungibile con la strada statale ss.461), al confine con la provincia di Alessandria, a 15 km a est di Tortona. Il comune è composto dal medievale centro “Ripa” e da Nazzano, situato su un colle sull’opposta riva dello Staffora, e il cui castello era guardiano della valle. Dell’antico assetto rimane la rara torre pentagonale, le cui tesi storiche sono ancora al vaglio degli studiosi che non ne escludono la costruzione in epoca medievale, quando un sistema difensivo era posto a circondare il borgo. Da visitare sono la chiesa di San Germano (edificata in stile neoclassico, conserva due importanti opere di Paolo Borroni: San Germano che cresima Santa Genoveffa e La morte del Giusto), l’oratorio della SS. Trinità (anch’esso in stile neoclassico, sorge a pochi metri dal letto del torrente Staffora e custodisce L’Annunciazione di Paolo Borroni, un seicentesco coro ligneo e un notevole organo del XVII secolo) e, teatro di innumerevoli manifestazioni estive, il Parco Brugnatelli, realizzato secondo il classico schema del parco all’inglese e ricco di diverse specie arboree, tra cui primeggiano i faggi dal tipico fogliame rosso.
La conoscenza del paese è imprescindibile da una visita al pluripremiato Caseificio Cavanna che dai primi anni Cinquanta trasforma il latte vaccino e caprino in caciotte (tra cui la tipica Stafforella), burro, formaggi di diversa stagionatura, ricotta, yogurt, e anche budini e dolci al cucchiaio.
Meta irrinunciabile è l’abitato di Nazzano, costituito da una pavimentazione in sassi di fiume, poche case ben ristrutturate, il castello malaspiniano con lo svettante torrione e la villa Sampietro, privata e non visitabile, dalla cui cancellata si può sbirciare, sulla terrazza, un magniloquente giardino all’italiana ricco di magnifici esemplari di alloro incorporati agli angoli delle aiuole fiorite. Una terrazza, invece godibile e frequentabile, è quella del Ristorante Il Belvedere-La Terrazza di Nazzano, un nome che è garanzia di suggestione, luogo di incontro divenuto un must in tutta la provincia e oltre, nei mesi da marzo a dicembre, quando i pranzi e le cene all’aperto consentono di sorvolare con lo sguardo una delle più belle e ampie vedute della valle.
Di particolare interesse è la Madonna del Monte, una piccola chiesa sulla cima del rilievo denominato il Monte (506 m) che, verso est, sovrasta Nazzano. Fu eretta dalla famiglia Portalupi, nel 1677, e dedicata alla Beata Vergine, ma la tradizione orale riferisce di un sito di culto precedente dove si sarebbe recato a pregare San Francesco. Ancora, ogni anno, il 15 agosto i pellegrini salgono per i ripidi sentieri per venerare la Madonna Assunta. È un culto particolare, non si esprime nella forma della festa patronale che è una commemorazione collettiva del santo patrono, ma nella forma del pellegrinaggio che ha come forma caratteristica rituale il viaggio. Nel primo Novecento, fino agli anni tra le due guerre, la gente partiva a piedi, dai paesi, all’alba, e raggiungeva a gruppi il Monte. Qui si attendeva la celebrazione della messa, poi i canti, e la colazione al sacco con il salame della valle nelle fette di “micca” di “pasta dura” e il vino e l’acqua, spesso di “fonti” salutari e pure. Ancora, il rito si ripete, forse con meno enfasi religiosa, magari per ripercorrere i sentieri che furono dei padri e dei nonni, in un andare tra sacro e profano che esula dalle normali “rotte” del 15 agosto. Risulta essere, per i più curiosi e sensibili, molto interessante anche dal punto di vista antropologico, la ricca stratificazione di firme, date e pensieri che per tradizione le genti hanno continuato ad apporre sui muri, come ingenui graffiti, trasformando il piccolo oratorio in un diario che testimonia il passaggio di diverse generazioni.